Un fondo turco manifesta interesse a rilevare Saab

saabOltre ai cinesi di Youngman, anche un fondo turco ha manifestato interesse a rilevare l’insolvente Saab dagli olandesi di Swedish Automobile. Lo ha annunciato la stessa società di private equity turca Brightwell Holdings, nella persona del membro del board Zamier Ahmed. Brightwell Holdings è specializzata in investimenti nei campi di energia, trasporto e tecnologie. L’obiettivo dell’azienda turca sarebbe quello di conquistare tutta Saab e di mantenere l’attività produttiva in Svezia. La proposta, di cui non si conoscono i dettagli finanziari e che sarà presentata al massimo in 10 giorni, sarà al varo di chi amministra la fase di bancarotta Saab e del Presidente di Saab e Swedish, Victor Muller. Ma l’ultima parola per la cessione di Saab spetta sempre a General Motors (che non intende lasciare le proprie tecnologie ai cinesi), al Governo svedese e alla BEI.

GM torna sul tetto del mondo, battute VW e Toyota

gmGeneral Motors è tornata sul tetto del mondo. Chi l’avrebbe mai detto soltanto due anni fa, nel pieno della crisi dell’industria auto americana con la stessa GM e Chrysler sull’orlo del fallimento e salvate soltanto grazie all’intervento governativo? E invece, in appena 24 mesi, il Gruppo di Detroit è tornato ad alzare la voce recuperando il terreno perduto e riconquistando quella leadership mondiale che Toyota gli aveva strappato alla fine del 2008 dopo un predominio assoluto durato la bellezza di 77 anni.

Nel 2011 GM ha immatricolato globalmente 9,026 milioni di veicoli, il 7,6% in più rispetto al bilancio precedente, trainata soprattutto dai suoi mercati principali, Cina (2,5 milioni di unità) e America (2,5 milioni). Avanza anche il Gruppo Volkswagen, dal terzo al secondo posto, dopo aver chiuso l’anno in crescita dell’11% a 8,16 milioni di unità. Per onore di cronaca, va detto che lo scettro mondiale di GM non è ancora ufficiale. Si attendono infatti i risultati del Gruppo Toyota (arriveranno probabilmente la prossima settimana), ma l’incoronazione GM è soltanto una formalità considerando che le ultime proiezioni attribuiscono a Toyota meno di 8 milioni di esemplari dopo che ha archiviato i primi nove mesi in calo dell’8,8% a 5,77 milioni di vetture.

È giusto ricordare che la Casa nipponica è stata fortemente penalizzata da eventi naturali e straordinari come il terremoto giapponese dell’11 marzo e le devastanti inondazioni in Thailandia. Com’è giusto ricordare che alcuni analisti contestano la scelta di GM di inglobare nel totale vendite anche le unità distribuite dalla joint venture cinese con Wuling, nella quale Detroit non ha una quota di maggioranza. Senza dimenticare che a breve il Gruppo VW dovrebbe assorbire anche le consegne delle società truck Man e Scania (il loro contributo supererebbe i 200 mila veicoli).

Soddisfatto il Presidente del Gruppo General Motors, Dan Akerson, che in ogni caso non dà grandissima importanza ai volumi di vendita preferendo concentrarsi sui profitti (in ripresa). In effetti, negli anni immediatamente precedenti al 2008 (quando ha perso la leadership) GM batteva tutti per numero di veicoli, ma soffriva terribilmente il costante calo degli utili e del fatturato. La notizia della riconquista della vetta mondiale ha agevolato gli scambi a Wall Street con il titolo salito a quasi 25 dollari.

 

 

Decreto liberalizzazioni: le assicurazioni “chiuse in una scatola nera”

Non è ben chiaro quale sia la logica cui sono improntati gli interventi del governo in tema di assicurazione. Da una parte, l’esecutivo è parso determinato ad insistere sul plurimandato: gli intermediari di polizze RC Auto devono presentare almeno tre preventivi ai loro assistiti, e due invece quanti offrano una assicurazione connessa all’erogazione di mutui. Il presupposto, invero curioso, è che i diversi prodotti possano competere solo se venduti dallo stesso agente. Questo ovviamente porta a politicizzare la scelta del modello di distribuzione, sottraendola alla libertà di contratto e pertanto alla sfera della libertà economica propriamente detta. Ma le liberalizzazioni non dovevano servire proprio ad ampliare il raggio, della libertà economica?

Inoltre, nella conferenza stampa di ieri sera, il ministro Passera ha nuovamente rafforzato il concetto dell’indennizzo specifico. Peccato che solo una minoranza della popolazione è a conoscenza del significato che si nasconde dietro la definizione “Indennizzo Specifico”, ovvero delegare compiutamente alla compagnia assicuratrice la scelta dell’autoriparatore, delle procedure riparative del veicolo sinistrato e l’impiego di materiali e ricambi.

D’altro canto, con il decreto per la prima volta il governo prende di petto un problema importante per l’rc auto, ovvero l’incidenza delle frodi, anche se il meccanismo identificato (comunicazioni periodiche all’Isvap, l’autorità di settore, dove per il resto già avrebbe dovuto essere attiva una banca dati come quella preconizzata dal decreto) appare meno convincente dell’istituzione di un organismo ad hoc come vigili sulle frodi, come chiesto più volte dalle compagnie.

Da ultimo, si stabilisce che saranno a carico delle compagnie i costi per l’installazione (volontaria) di una “scatola nera” sulle macchine degli assicurati. Queste “scatole nere” sono dispositivi potenzialmente rivoluzionari, per il mondo assicurativo, dal momento che possono fornire una accurata “storia” del veicolo, utile a ricostruire al millimetro il sinistro. È in tutta evidenza interesse delle compagnie proporne l’adozione, ma non si capisce perché non se ne sia lasciata, integralmente e limpidamente, al mercato la disciplina. Chi vuole installare una “scatola nera” suggerisce, in virtù di questo solo fatto, di essere tendenzialmente più prudente di altri alla guida. Questo può influenzare la stima dei rischi: lo capiscono gli assicuratori senza bisogno di suggerimenti. E allora perché il governo italiano prova a dare una spintarella in questa direzione? Che le assicurazioni siano obbligate a “regalare” la scatola significa ben poco: il premio finale pagato dall’assicurato include il costo della scatola meno l’effetto del minore rischio. La “spintarella” c’è ma …………………………… interessante è capire chi è il market leader per la produzione e gestione della “scatola nera” e la relativa compagine sociale…..leggete gli articoli utilizzando i sottostanti link e buona lettura!

http://archiviostorico.corriere.it/2010/giugno/18/Charme_Marelli_Brasile_per_produrre_mo_0_100618012.shtml

http://www.europaquotidiano.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=131413&t=/mobi/dettaglio.htm

 

La qualità Toyota premiata da rapporto TÜV

toyotaPer il secondo anno consecutivo Toyota è stata insignita del prestigioso riconoscimento Golden TÜV Award grazie alle straordinarie performance realizzate nel rapporto della società tedesca specializzata in ispezioni tecniche e che esalta la qualità dei veicoli. Sono ben 18 i modelli Toyota ad essersi posizionati nella top ten. Spicca in particolare il risultato della Prius. L’ibrida domina nella categoria dai 2 ai 3 anni con soltanto l’1,9% delle versioni esaminate che ha mostrato la presenza di difetti. Nella stessa categoria, secondo posto per la Auris.

Premi Rc Auto senza concorrenza

Articolo di Donatella Porrini

I premi della Rc auto in Italia continuano a essere eccessivamente alti. Le compagnie sostengono che la colpa è dei guidatori troppo imprudenti e delle frodi. In realtà, la pericolosità di neopatentati e automobilisti di alcune aree del paese è ancora tutta da dimostrare. Quanto alle frodi, sono a livelli molto bassi. E allora servono interventi per promuovere una sana concorrenza in un settore pressoché stabile, in cui la maggior parte delle agenzie sono ancora monomandatarie e le poche società straniere non offrono polizze con premi secondo la media europea. Da anni si parla del problema dei premi assicurativi troppo alti, ma la cronaca fornisce chiari segnali che nel mercato Rc auto i prezzi hanno addirittura raggiunto livelli insostenibili per i guidatori.

 

QUELLE AUTO SENZA ASSICURAZIONE

Se ne è accorta l’Isvap, l’Autorità di vigilanza del mercato, che recentemente ha emesso un provvedimento contro alcune imprese assicuratrici che chiedevano premi annuali fino a 8.500 euro. (2) Queste imprese sono state sanzionate non per la loro eccessiva “avidità”, ma per l’elusione dell’obbligo a contrarre, cioè per il fatto che quei prezzi di fatto significano che si vogliono spingere verso altre compagnie clienti troppo rischiosi, in particolare neopatentati e residenti nel Sud Italia.

Ma il fenomeno dei premi eccessivi va collegato con un’altra notizia di questi giorni: il progressivo aumento di autovetture non assicurate.

Il collegamento si trova nella teoria economica: perfino l’unica impresa operante in un mercato monopolistico deve fare i conti con la domanda di mercato e non può fissare il prezzo al di sopra di quello massimo che i consumatori sono disposti a pagare. A maggior ragione questo avviene in un mercato come quello assicurativo con caratteristiche di oligopolio. E non può essere portata come giustificazione l’eccessiva rischiosità di alcune categorie, vera o presunta come sottolinea la protesta dei guidatori napoletani, poiché in quello assicurativo risulta efficace la pratica dei sussidi incrociati che consente di coprire anche i rischi più elevati.

Dunque la fissazione di premi troppo alti, insieme alla obbligatorietà della copertura assicurativa e alla necessarietà dell’automobile come mezzo di trasporto, spinge alcuni individui a non assicurarsi creando situazioni di illegalità, sia dal lato della domanda che dal lato dell’offerta. Dal lato della domanda, si registra il fenomeno della “evasione assicurativa”, attraverso la falsificazione dei contrassegni, come risulta dall’aumento del numero dei sinistri gestiti dal Fondo vittime della strada. Dal lato dell’offerta, il fenomeno delle “compagnie fantasma”, cioè imprese che operano sul territorio nazionale senza autorizzazione, raggirando i cittadini che finiscono per ritrovarsi non coperti nel momento in cui si verificano i sinistri.

È evidente come il fenomeno dell’incremento dei premi abbia gravi conseguenze e non solo quella di aumentare il peso di una voce importante nel paniere dei nostri consumi. Tanto che il Senato ha recentemente svolto un’indagine conoscitiva dalla quale emerge la richiesta delle compagnie di assicurazione di interventi che contrastino il fenomeno delle frodi e incrementino la sicurezza stradale. (3) Il maxi emendamento proposto alla Bce contiene un intervento per arginare il fenomeno delle polizze fantasma, concedendo alla polizia di incrociare le banche dati delle assicurazioni con i veicoli circolanti.

UN SISTEMA TROPPO STABILE

Da queste proposte appare evidente che si pensa solamente a interventi dal lato della domanda, secondo il convincimento che alti livelli dei premi deriverebbero da comportamenti imprudenti e fraudolenti degli assicurati, che per di più diventano evasori anche in campo assicurativo. Non sarebbero quindi necessari interventi dal lato dell’offerta, ma la realtà è ben diversa.

Prima di tutto esiste la questione della presenza delle frodi, principale giustificazione delle compagnie per l’aumento dei premi. Ebbene, secondo la banca dati costituita dall’Isvap, la media nazionale sarebbe molto bassa (attorno al 2-3 per cento dei risarcimenti) e non lontana dalla media europea. Esiste però un’anomalia: l’Italia è il paese in Europa che presenta la maggior quota di lesioni personali sul totale delle richieste di risarcimento. Probabilmente questo deriva da difetti nel sistema di risarcimento dei danni che lasciano spazio a fenomeni fraudolenti non registrati dalle compagnie. In attesa dei risultati dell’indagine conoscitiva dell’Antitrust sul sistema del risarcimento diretto, le compagnie continuano a proporre di accentuare i controlli “pubblici” delle frodi. Si dovrebbe invece intervenire per imporre alle imprese di affrontare la questione attraverso un ammodernamento dei processi di liquidazione dei sinistri in modo da ottenere una riduzione “in house” delle frodi, nonché la raccolta di dati particolareggiati sul fenomeno per poter prevedere soluzioni anche a livello generale. Un’altra questione è quella relativa all’aspetto distributivo. Non sono stati sufficienti gli effetti derivanti da provvedimenti quali l’introduzione delle agenzie plurimandatarie del decreto Bersani; né quelli che hanno favorito la diffusione del canale distributivo on-line; né l’implementazione del tanto pubblicizzato “preventivatore” dell’Isvap: l’Italia rimane un paese in cui il numero delle imprese operanti è pressoché stabile, in cui la maggior parte delle agenzie sono ancora monomandatarie e in cui le (poche) compagnie straniere non offrono polizze che prevedano premi secondo la media europea, che è di 230 euro contro i 407 dell’Italia secondo dati del Comité Européen des Assurances riferiti al 2008.  Sono dunque necessari interventi che impongano alle imprese di farsi una sana concorrenza che porti il livello dei premi italiani ad abbassarsi. Come già segnalato dall’Antitrust, si potrebbe cominciare con introdurre dei limiti alla cosiddetta interlocking directorship annullando la possibilità che legami troppo stretti tra chi siede nei consigli di amministrazione portino le compagnie ad adottare strategie commerciali comuni. Insomma, anche qui, devono essere fatte quelle riforme liberali di cui hanno bisogno tanti altri mercati nel nostro paese.

 

 

 

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