Riparazione a regola d’arte: puro caos stile italico

Dieci mesi fa nacque la normativa volta a disciplinare un quadro particolarmente oscuro e per molti misterioso, ” la riparazione a regola d’arte”! Il legislatore, dall’alto della propria incompetenza in materia, disciplinò e demandò a soggetti deputati alle rappresentanze (a suo modo di intendere professionalmente competenti ed attrezzati) la stesura delle regole e procedure affinché un veicolo danneggiato  possa avocare  –  post-riparazione –  “lo status di veicolo riparato a regola d’arte”. Fin qui nulla di sconvolgente, anzi ottima decisione da parte del legislatore di delegare all’uopo soggetti che, almeno sulla carta, potremmo definire potenzialmente competenti in materia. Purtroppo il legislatore non ha considerato la circostanza (ingenuamente?) che siamo in Italia, paese dell’improvvisazione, dell’arte di arrangiarsi, di “avere famiglia”, ricco di profili molto spesso limitati e posti purtroppo in ruoli decisionali, che evidenziano la spiccata capacità a non decidere oppure, come purtroppo accade, ad intraprendere strade tortuose che non portano da nessuna parte. E’ compiutamente legittimo non prendere decisioni e/o fare scelte errate, solo chi non fa nulla potrebbe teoricamente mai sbagliare! Il problema nasce quando le non decisione e/o quelle prese, ma strategicamente ed operativamente errate, hanno una ripercussione su migliaia di  piccoli soggetti imprenditoriali, nonché direttamente su 40 e passa milioni di veicoli. Come risolvere la questione della riparazione a regola d’arte? Difficile, arduo è il percorso. Soprattutto il processo decisionale che presuppone alla base di tutto la competenza professionale nell’individuare le premesse, le condizioni e le caratteristiche tecniche-funzionali per arrivare a centrare l’obiettivo. La soluzione potrebbe essere allora del tipo governativo, visto e considerato che a distanza di 10 mesi dal varo normativo, il tavolo tecnico al MISE è in balia delle onde, laddove le tre associazioni di categoria degli autoriparatori hanno argutamente pensato di agire secondo la filosofia del “marito che decide di fare il dispetto alla moglie” e non partecipare al predetto Tavolo di lavoro, demandando la rappresentanza di categoria  alla sola Federcarrozzieri, la quale è ancora oggi incredula dell’immenso e gratuito regalo d’immagine ricevuto. Quale potrebbe essere la soluzione governativa? Costituire un tavolo composto da reali tecnici del settore automobilistico, competenti in materia, e procedere alla stesura di un protocollo che solo successivamente andrebbe condiviso, non nel merito tecnico ma in quello operativo, con l’Ania, le Associazioni di categorie degli Autoriparatori, le Associazioni Peritali per l’infortunistica stradale e le Associazioni dei Consumatori (gli unici che finora si sono adoperati). Non è poi una cosa così difficile!  Ci vorrebbe solo qualcuno al governo con spiccata volontà di fare, con polso ed iniziativa decisionale.

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